Le lettere segrete
Dal retroscena inedito emerge un messaggio del segretario di Stato Agostino Casaroli del 1983, solo 3 mesi dopo la scomprasa di Emanuela. Il crateggio chiama in causa lo zio deceduto della ragazza, Mario Meneguzzi. Nel servizio si racconta di una lettera inviata da Casaroli a un sacerdote sudamericano mandato in Colombia da Giovanni Paolo nel quale si chiede conferma delle molestie subite da Natalina Orlandi da parte dello zio. La risposta del prete non lascia dubbi: «Sì, è vero, Natalina è stata oggetto di attenzioni morbose da parte dello zio, me lo confidò terrorizzata: le era stato intimato di tacere oppure avrebbe perso il lavoro alla Camera dei Deputati dove Meneguzzi, che gestiva il bar, la aveva fatta assumere qualche tempo prima»
La telefonata di “Mario”
La memoria poi corre al 22 giugno ’83, giorno della scomparsa di Emanuela.
Il 28 chiama casa Orlandi un uomo che dice di chiamarsi Mario e di gestire un bar in zona piazza dell’Orologio. Dice di avere un amico che vende cosmetici e di avere letto sul Messaggero del sospetto che Emanuela sia stata adescata da un tizio che offriva volantinaggi molto ben pagati per la ditta di cosmetici Avon. E ci tiene a chiarire che il suo amico non c’entra nulla. Un altro elemento che si aggiunge alla lunga lista di misteri che ancora oggi avvolgono il caso di Emanuela.