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Charlotte Angie, l’ex fermato: «Nessuno l’ha cercata, solo la mamma». Lui ha usato la sua auto per mesi

charlotteangie__20210419_p_2555117024796639587_2_2555117020795224898Nella cascina di Rescaldina, dove abitavano Carol Maltesi e Davide Fontana, il 43enne che ha confessato di avere ucciso la giovane, i carabinieri di Breno (Brescia) hanno posto i sigilli agli appartamenti di entrambi e alla macchina di lui parcheggiata nel cortile mentre quella di lei, che Fontana ha usato per trasportarne il cadavere fatto a pezzi, è in una via limitrofa.

La cascina si trova quasi nel centro del paese dell’hinterland milanese. Molti appartamenti sono vuoti, ci sono angoli semi abbandonati che sembrano adibiti a discarica. L’auto della vittima, una 500 grigia con cui l’assassino ha trasportato il suo corpo fatto a pezzi, era parcheggiata dietro casa, in una via adiacente alla cascina dove abitavano entrambi. I carabinieri hanno sequestrato l’auto, che il reo confesso aveva continuato a utilizzare in questi mesi, e l’hanno portata via con un carro attrezzi.

Davide Fontana nelle oltre tre ore di interrogatorio nella caserma dei carabinieri di Brescia ha raccontato che nessuno in questi mesi ha cercato Charlotte Angie, che lui aveva ucciso a gennaio. «Solo la mamma con alcuni messaggi whatsapp e l’ex compagno sempre con messaggi. Al telefono nessuno» ha detto il 43enne impiegato di banca che ieri sera alle 22.39 è entrato nella caserma dei carabinieri a Brescia da uomo libero e ne è uscito da fermato finendo in carcere.

Fontana ha confessato l’omicidio, la distruzione del cadavere e l’occultamento, prima dell’arrivo del suo legale. In mattinata l’uomo si era presentato spontaneamente dai carabinieri nel milanese per denunciare la scomparsa dell’attrice hard 25enne insieme ad un’amica. Secondo gli investigatori il suo racconto era pieno di incongruenze e quindi in serata è stato riconvocato a Brescia dove poi ha confessato omicidio. Da gennaio ad oggi ha utilizzato il telefono della vittima. «Ho pagato anche l’affitto di casa sua» ha detto al pm Lorena Ghibaudo durante l’interrogatorio.

Per tutto il tempo in cui i pezzi del corpo di Carol Maltesi giacevano in un dirupo, il suo assassino ha continuato a usare la macchina della vittima come se nulla fosse. Lo racconta Sara Medici, vicina di casa sia della vittima sia dell’assassino, che vivevano entrambi in una piccola corte nel paese di Rescaldina, alle porte di Milano. In questi mesi, da gennaio, quando è avvenuto il delitto, a oggi «lui entrava e usciva facendo finta di niente. Non riesco a credere che la tenesse in casa» è il commento della vicina.

«Abbiamo iniziato a pensare che avessero una storia perché uscivano di mattina presto uno da casa dell’altro», racconta ancora Sara Medici. Davide e Carol abitavano nella stessa piccola corte, doppio ingresso al piano terra e al primo e unico piano per entrambi. Nel cortile è parcheggiata la macchina di lui, che dopo il delitto continuava a usare la macchina di Carol, con cui ne aveva trasportato il corpo fatto a pezzi per scaricarlo poi in un dirupo nel Bresciano. Davide in particolare abitava nell’appartamento a fianco di quello di Sara: «Qui le pareti sono sottilissime, si sente tutto, non abbiamo sentito nulla, se avessimo sentito delle urla o simili saremmo usciti e invece non li abbiamo mai sentiti litigare».

L’amica: era una ragazza fragile, sognava di andare in Olanda
«Una ragazza bellissima, fragile e sensibile che soffriva molto per la lontananza dal figlio»: così Sefora, che era la sua estetista, parla di Carol Maltesi, uccisa e fatta a pezzi da un vicino di casa. «Mi diceva che il suo sogno era andare a vivere in Olanda, ad Amsterdam, dove c’era suo padre insieme al figlio» racconta la giovane entrando nella cascina di Rescaldina dove viveva Carol. «Ogni tanto veniva da me a fare trattamenti estetici, l’ultima volta – ricorda – credo di averla vista prima di Natale, ma non mi sono preoccupata perché so che girava molto per fare shooting fotografici, sapevo che era sempre in giro». «Non eravamo molto in confidenza, ma mi faceva tanta tenerezza: era molto fragile, lavorava molto con il suo aspetto fisico ma si vedeva che – sottolinea – era una persona molto sensibile che soffriva per il distacco dal figlio. Mi aveva detto che abitava in Veneto con il padre, non so perché non potesse tenerlo con sé. Forse perché lavorava molto». Carol infatti era commessa in un negozio di abbigliamento della zona.

Charlotte Angie, l’ex fermato: «Nessuno l’ha cercata, solo la mamma». Lui ha usato la sua auto per mesiultima modifica: 2022-03-29T17:56:04+02:00da chris20210
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