Ieri sono trascorsi esattamente due anni da quel 27 marzo 2020 nel quale Papa Francesco, solo e sotto la pioggia, pregò in una piazza San Pietro buia e vuota a causa del lockdown. «Proprio due anni fa – ha ricordato all’Angelus – da questa piazza abbiamo elevato la supplica per la fine della pandemia. Oggi l’abbiamo fatto per la fine della guerra in Ucraina. Rinnovo il mio appello: basta, ci si fermi, tacciano le armi, si tratti seriamente per la pace. La guerra – ha ricordato ancora il Papa – è luogo di morte, dove i padri e le madri seppelliscono i figli, dove gli uomini uccidono i loro fratelli senza averli nemmeno visti, dove i potenti decidono e i poveri muoiono».
Francesco, che nei giorni scorsi aveva definito «folle» l’aumento delle spese militari al 2%, si è proposto più volte per una mediazione. E continua anche il pressing della autorità ucraine per una visita del Pontefice a Kiev. «Spero che Papa Francesco accolga l’invito del presidente Zelensky. Sicuramente una visita del Santo Padre in Ucraina sarebbe estremamente importante, proprio per dare supporto al nostro Paese in questa tragedia», ha detto nei giorni scorsi anche Andriy Yurash, ambasciatore ucraino presso la Santa Sede.