In un’intervista al Corriere della Sera, la bellissima attrice lontana dalle scene dal 2015, si racconta a cuore aperto: «È durata tre anni la fase acuta, non ne sono fuori, non si guarisce – spiega – impari a gestirla e a non provocarla in modo che non sia invalidante. I primi due anni, io che non credo ai social, sono stata in una chat di donne che soffrono questa patologia. Poi ho trovato un equilibrio, devo imparare a difenderlo. Ho cominciato a privarmi di cose che potevano scatenare una reazione. L’aria condizionata, il caldo, certi cibi. La vescica è una parete e se viene lesionata si creano ferite interiori. Le conosco bene, le ho anche nell’anima».
La madre
Nel libro si parla anche della totale anaffettività della madre di Francesca Neri. «Il libro non l’avrei scritto se non ci fosse più. È la cosa che mi ha segnata… – racconta ancora al Corriere – Ho imparato a vivere senza una madre ma con una madre presente. La malattia non l’ha capita, diceva che da giovane anche lei soffriva. Era una donna semplice e umile, senza curiosità, incapace di esprimere sentimenti. Non mi ha mai fatto un complimento in vita sua, mai stretto tra le sue braccia, mai affondato le dita nei miei capelli. Il mio terrore era di diventare come lei».